Descrizione
Sławomir Mrożek, Quando finirà tutto questo? Trilogia grottesca, trad. di Giovanni Pampiglione, a c. di Lorenzo Pompeo e Lorenzo Gafforini - settembre 2025
Nel lontano 1995, Lucio Gambacorta, nella Nota biografica all’edizione Einaudi del Teatro di Sławomir Mrożek scriveva: «Non si può dire che il Mrożek drammaturgo sia sconosciuto in Italia: nel nostro paese, infatti, quasi tutte le pièces sono state tradotte e messe in scena almeno una volta, da grandi o piccole compagnie». A trent’anni di distanza si potrebbe affermare esattamente il contrario: oggi non si può dire che Mrożek drammaturgo sia conosciuto dalle nostre parti. Da tempo le sue pièces vengono rappresentate sempre più sporadicamente (ed è così anche in Polonia). […] Già solo per questo motivo è utile riproporre oggi questi testi che Giovanni Pampiglione aveva tradotto e proposto nel 1987 in Teatro polacco del ’900 (ovvero Il macello e Giorno d’estate) e, nel 1997, sulla rivista “Sipario” (n. 583 – dove era uscita la sua versione di A piedi).
(Estratto dall’Introduzione “Un illustre sconosciuto di nome Sławomir Mrożek” di Lorenzo Pompeo)
DIRETTORE [...] La natura fece completamente posto alla società e la società divenne, se così posso esprimermi, l’unico elemento naturale. E qual è il coronamento di questo processo? La risposta la vedo qui, in questa sala. Ebbene il coronamento di questo processo, il trionfo finale sull’oscurità della natura, è... (mormorii in sala) Sì, sì, avete indovinato, signori e signore!... È la cultura, è l’arte. Non quella che all’inizio gemeva ancora sotto il giogo dei pregiudizi religiosi e delle passioni primitive. Quella serviva le ubbie e le superstizioni di un intelletto non illuminato o gli impulsi del sangue. Ma l’arte finalmente liberata, pura e autosufficiente, che serve solo a se stessa, l’arte non sacrale, ma cerebrale, lo spirito che con lo spirito feconda, se così posso esprimermi, lo spirito. L’arte pura, ossia lo spirito come estrema efflorescenza del razionalismo. Se dunque tra un momento ascolteremo il concerto (menziona il titolo del concerto) nell’esecuzione del nostro giovane virtuoso, questo sarà qualcosa di più di un comune concerto. Sarà il trionfo dello spirito sulla materia, il trionfo della città eterna sull’effimera barbarie. (applausi prolungati)
[...]
DIRETTORE (riprende il discorso) Signori, tra un momento prenderemo parte all’atto di purificazione dalla cultura e di liberazione dalla civiltà. Potete dunque chiedere perché di nuovo ci siamo riuniti qui in questo museo della cultura, in questo santuario dell’arte, in questo mausoleo della tradizione. La risposta è contenuta nella domanda. Quest’edificio è stato la nostra prigione, dunque sarà qui che manifesteremo la nostra libertà. Qui abbiamo celebrato la falsità dell’arte, dunque qui ritroveremo la verità dei nostri istinti. Qui abbiamo coltivato l’artificio, dunque sarà qui che faremo esperienza della spontaneità. È qui che abbiamo esercitato l’illusione, dunque qui noi ritroveremo la realtà. (applausi) Un tempo ascoltavamo qui la musica, adesso invece macelleremo le bestie. La musica è esclusione, discriminazione e regola, cioè menzogna e schiavitù. Un coltello nel cuore è proprio un coltello nel cuore.
(Estratto da Il macello, Trologia grottesca)
Sławomir Mrożek è nato il 29 giugno 1930 nel villaggio di Borzęcin nel distretto di Brzesko. Drammaturgo, prosatore e vignettista, è uno dei più importanti scrittori polacchi del XX secolo, tanto da essere considerato l’erede di Gombrowicz e Witkiewicz. [...] Nel 1957 pubblica L’elefante, raccolta di racconti satirici che diventa un libro emblematico per il “disgelo” polacco, tanto da essere tradotto fin da subito in diverse lingue. Negli anni successivi si dedica al teatro e scrive atti unici come In alto mare, Strip-tease, La polizia e la farsa in due atti Il tacchino, ottenendo un successo internazionale. In dissidio con il regime comunista, nel 1963 lascia la Polonia e si stabilisce in Italia, a Chiavari, dove l’anno successivo pubblica Tango, da molti considerato il suo capolavoro. Nel ’68 si trasferisce a Parigi, dove ottiene la cittadinanza francese a seguito della sua protesta per l’intervento delle forze del Patto di Varsavia in Cecoslovacchia. [...] Continua a scrivere per il teatro numerose opere rappresentate in tutto il mondo come Il macello, Emigranti, A piedi e Il ritratto. Nel 1989 si trasferisce in Messico dopo aver sposato una cittadina messicana e nel giugno del 1990 a Varsavia viene organizzato un Festival Internazionale a lui dedicato. Tornerà in Polonia solo nel 1996. [...] Trascorre la vecchiaia a Nizza dove muore il 15 agosto del 2013.
Ph. Paolo Piccoli