Descrizione
Alessia Cusenza, Ljuba, Introduzione di Giovanni Peli - aprile 2025
Eppure io che scrivo decido di essere editore, ora, perché so che, nonostante tutto, serve un altro esordio poetico, perché la voce di Alessia Cusenza, sempre, e ancora di più quando è autobiografica, annulla se stessa con crudeltà, compone una musica per silenzio solo. I suoi versi hanno quel peso che, fuori di metafora, toglie il respiro, e nella quotidianità ci mostra duro silenzio: è tutto vero, ci credi? Non c'è più spazio per l’Io, perfino nell’autobiografia. Tutto si riduce a un acufene che nasconde una domanda a cui non si sa rispondere. Perché qui, ora, con queste parole? Perché questi corpi, questi rumori? Lo smarrimento è totale e la consolazione non è possibile. Ma non si è morti, ancora, e ci si può avvicinare, unicamente per riformulare con parole diverse la stessa domanda: insieme forse si chiede con più dolcezza, che è poi quella che arriva quando si ammette con crudeltà e onestà di sapersi tutti poveri.
(Dall’Introduzione di Giovanni Peli)
Sempre, sempre torno
agli arbusti dubbi, mediocri.
Che per tutti stabilisca un esperto di botanica
quale pianta o albero io sia!
Guardandomi eretta da lontano
direste di me lo snello cipresso del sentiero
o l’agave spinuto, ricciuto che al nome
esile confonde l’invenzione degli aspetti?
Le dita poche
sono gli ultimi rametti da spezzare
lungo i vostri cammini pensierosi
o le vermene d’ulivo da ossequiare quand’è ottobre?
Se mi dicessi, esperto di botanica,
pollone non indugerei a
stenderle alle tue competenze
e vedere rossa la cesoia.
Ma se fossero invece dardi
o mazzetti di maggio potrei allora fiorirvi presto
e poi sarebbe il frutto dalle mie mani.
Vorrei essere blu mirtillo della tundra
e tu non mi dirai tradescanzia della miseria
che cala dai tetti d’un qualunque
amore finito.
M’ha già avvilito questa naturale
indagine e quasi non ho più voglia di
ascoltarti nelle tue perizie:
“Hai già saltato quattro fioriture:
non saprà che di rimpianto
la tua buccia, il tuo nocciolo”.
Vuoi ancora per me questa condanna,
non saper rispondere a chi m’interroghi
sulla mia fotosintesi tra sangue
e conoscenza?
Cerco i fiori di pesco sui capezzoli,
sulle spalle i giunchi del canale di campagna
nespole e ciliegie sugli occhi
ortica sulle braccia sulle gambe sulla lingua.
Dimmi delle radici, a quale
bioma genealogico firmamento di legno
sottoinsieme di terra franata e acqua ritratta
appartengo?
Io che sento addosso il verde ventoso
ma non so chiamarlo se non col nome
doloroso di gramigna.
(Estratti da A.C., Ljuba, pp. 59-61)
Alessia Cusenza, nata in Puglia nel 1990 e cresciuta in Sicilia, terra d’origine della sua famiglia, ove attualmente continua a vivere. Ha studiato Giurisprudenza presso l’Università di Trapani e da poco lavora nell’industria cinematografica. Incline all’arte, dipinge acquerelli con soggetto per lei largamente familiare, riapparso dai ricordi di infanzia nelle campagne siciliane: galline. È autrice del testo di Hedera, regia M. Rossi e A. Re, pubblicato nel 2021 sul magazine on-line cap 74024. Inaggrumabile il fluire delle sue cose, pur sempre hanno resistito il fascino per le parole e l’amore per la poesia. Ljuba è la sua raccolta d’esordio.
Ph. Lamantica Clic