Descrizione

Yorgis Yatromanolakis, Tre racconti sensuali, Prima traduzione italiana di Maria Franguli – 28 febbraio 2021

Personalità versatile, Yatromanolakis è uno degli autori più atipici della letteratura del periodo successivo alla dittatura militare greca (1967-1974). Coerente e dalla voce riconoscibile in tutta la sua opera, ha realizzato libri sorprendentemente diversi l’uno dall’altro. L’elemento ricorrente dei suoi romanzi è una sorta di pastiche postmoderno, estremamente raffinato, con uno stile che a volte rimanda al realismo magico. La sua è una scrittura doviziosa e inebriante, e incorpora tutta la ricchezza della lingua greca attraverso i secoli. Molte delle sue storie sono caratterizzate da un forte senso del luogo di appartenenza, particolarmente quelle che si svolgono a Creta (terra di origine dello scrittore). La sua maestria narrativa dimostra come si può essere moderni anche basandosi saldamente sulla tradizione, e che si può essere poetici senza sentimentalismo, erotici senza volgarità. […] La sua prosa sensibile e lieve, imbevuta di fascino e sacralità, si trasforma in una prosa poetica e ironica. In questo stesso ambito si inscrivono i tre racconti qui presentati, i personaggi dei quali sono prigionieri della lussuria, uno dei sette peccati capitali. La trama è bizzarra, stravagante, provocatoria e tenera.

«Non passò molto tempo che quel dolore strano, spronato da una ragione ignota, aumentò e si estese sull’intera superficie del ventre. Poi (le sembrò) fu come se roteasse intorno al suo bacino – là dove, secondo quello che si dice, vivono, nuotano e giocano i bambini prima di nascere – e si mise a sedere sul punto ombroso della donna, quello che ride e insieme piange e ha una nuvoletta di peli ricci; e quando sta per parlare balbetta, perché ha le labbra di una lepre, e quando ride e sghignazza si schiude un po’ e si storcono le labbruzze. Perché, Irene, dal momento in cui le donne nascono hanno due bocche: una in alto sul viso, scoperta, che può vedere e ascoltare chi vuole, e un’altra in basso, in fondo alle cosce, nascosta e oscura. Quando una sorride e sghignazza, anche l’altra ride e sghignazza, e quando piange quella di sopra, piange anche quella di sotto. E mentre la bocca di sopra della donna è senza capelli e pulita, quella di sotto col tempo si copre di una peluria soffice, si gonfia e odora, perché, stando sempre al buio, vive e mastica soltanto se stessa, rosicchiando incessantemente come la bocca di una lepre.»
(Estratto da Y.Y., Tre racconti sensuali, Il ciclo di Irene)

«Non ti dirò di più, cara Maria. Mi sentii nauseato, svergognato, immondo. Chiusi il grosso volume. Chiusi il libro di sessuologia, e stavo per gettare lontano questo volume subdolo. Volevo tornare alla quiete e all’ordine della mia scuola. Alla sicurezza del Catechismo. Lontano dalla tentazione e dalla corruzione. Lontano da ogni sorta di perversione, da cose turpi e oscene. Tuttavia, proprio in quel momento sentii che non erano il contenuto del libro di sessuologia o i lemmi enciclopedici che mi eccitavano tanto; non erano le cose turpi e ineffabili che leggevo con spavento e voluttà. Sentivo che erano i libri stessi quelli che mi influenzavano e mi turbavano. Il libro di sessuologia logoro dall’uso, con il suo vago odore acidulo. Come una mela che comincia appena a marcire. Così odorava. Lo stesso strano odore emanava anche il semidistrutto e quasi ammuffito volume dell’enciclopedia. Muffa. Acidità. Mi accorsi che tutto lo spazio segreto e sacro della camera da letto di famiglia era impregnato dell’odore di questi libri malvagi. Era l’odore della vecchia carta umida che mi stordiva e mi turbava. E questo era destinato a prostrarmi alla fine. Moralmente e fisicamente. Gli odori delle biblioteche e delle sale di lettura: tutto ciò più tardi avrebbe portato alla luce le mie passioni oscure e innominabili, avrebbe esacerbato il mio desiderio sessuale e mi avrebbe reso un servo irresoluto dell’istinto sessuale. Mi avrebbe portato allo scherno e all’umiliazione. Avrebbe rallegrato i miei nemici. E, quel ch’è peggio, avrebbe condotto alla nostra separazione.»
(Estratto da Y.Y., Tre racconti sensuali, Tarme, piaghe di libri)

Yorgis Yatromanolakis (Zaròs, Creta, 1940) ha studiato lettere classiche all’Università di Atene e al King’s College di Londra, ed è docente emerito di Lettere classiche dell’Università di Atene. Ha tradotto classici greci e latini (Pindaro, Euripide, Mosco, Orazio, Ovidio, Ditti Cretese, Achille Tazio, Aristide Retore), e ha scritto saggi e studi su Omero, Aristotele, sulla poesia lirica, la tra-gedia e il romanzo greco antico. Inoltre, ha pubblicato studi sui poeti Dionìsios Solomòs, Anghelos Sikelianòs, Ghiorgos Seferis, Andreas Embirikos (fondatore del surrealismo greco, della cui opera è curatore), Ghiannis Ritsos, Odisseas Elitis e altri, e ha curato vari volumi su temi di letteratura neogreca. Ha scritto romanzi, racconti e poesie; la sua opera è stata tradotta in inglese, tedesco, spagnolo ed ebraico. Nel 1982 ha ricevuto il Premio Nikos Kazantzakis, il primo Premio Na-zionale di Letteratura per il suo romanzo Storia (1982), e nel 2005 il Premio dell’Accademia di Atene per il romanzo Mio nonno e il male (2005). I suoi ultimi libri, Il regno di Creta (2016) e Lo scrittore di Zaà (2019), fanno parte di un “pentateuco” in cui i temi trattati sono la scrittura, l’amore, le donne, le tradizioni popolari della Grecia e la Storia.

Foto di Mario Martinazzi